In
questi giorni di dure manifestazioni di dissenso mi sono spesso interrogato sul
fine di queste azioni. Perché tutta questa voglia di cambiare, di trovare una
soluzione tutti insieme, cantanti, attori, musicisti, artisti, studenti,
sindacati, gente comune eccetera, al momento delle elezioni sembra perdersi in
uno schiocco delle dita. Tutto diventa fumo. Per andare a fondo, la mia domanda
è: perché poi si votano sempre gli stessi? Parlo di destra e di sinistra. Perché al momento di votare non ci ricordiamo
che bisognerebbe non votare sempre gli stessi. Non faccio nomi, perché basta
che li conosciate per sentito dire e già vi dovreste rendere conto che, solo per
questo, sono le persone sbagliate. Se solo ci informassimo su chi ha già ricoperto
una qualsivoglia carica politica e non lo votassimo solo per questo motivo,
credo che già faremmo un grande passo in avanti. Gli ideali politici non
esistono più e se esistono non servono a niente, non ci hanno portato da
nessuna parte. Allora perché votare PDL? Perché votare PD? Perché votare
qualsiasi altro partito che per il solo fatto di essere tale è un errore radicale
per l’Italia che vuole cambiare? Se voti una delle due fazioni perché vuoi
entrare nel giro, perché sogni di essere un di loro, allora sei giustificato,
non sei certo tra quelli che vogliono cambiare davvero le cose. Quanti ne
conosco di questa specie. In sostanza si lamentano non perché l’economia va male,
non perché sono circondati da famiglie che vivono in condizioni tristi, non
perché i loro stessi figli sono sfruttati o snervati dall’assenza di lavoro, non perché non arrivano a fine mese o non ci
arrivano nelle stesse condizioni di prima, si lamentano perché sono rimasti
fuori dai giochi. Fuori dai giochi dell’Aquila. Fuori dai giochi dell’Expo.
Pian piano, fino a chi è rimasto fuori dai giochi del proprio paesello, fuori
dall’ultima piccola lottizzazione del minuscolo paese di montagna. Protestano
per questo, perché loro non possono
spartirsi la torta. Tra la destra e la sinistra la differenza sta nel come si
spartiscono l’Italia. Al PDL la gran parte della torta va al primo ministro “il cavaliere” e il resto, sbriciolato in pezzettini sempre
più piccoli, al resto dei politicanti, dal più grande in carica al più
insignificante “Cetto La Qualunque”.
La stessa identica dinamica di spartizione avviene nel PD, con l’unica
differenza che loro essendo “democratici”
spartiscono in modo più equo. Il primo ministro, eventuale, prenderà, della
torta, molto meno del cavaliere, lasciando più spazio agli altri e facendo
partecipare più persone ai giochi. E’ tutto qui l’ideale della sinistra del
grande manovratore D’Alema. E allora perché continuiamo a votare i grandi
partiti? Forse perché le cose potrebbero cambiare veramente, votando perfetti
sconosciuti capaci di fare l’interesse del Paese. E ci conviene non avere più
una torta da spartire in pochi? O è meglio continuare a sognare di far parte, prima
o poi, dei giochi e così cambiare in un sol colpo la nostra vita?
E qui vengo al punto. Perché il Movimento
Cinque Stelle prende così pochi voti? Qualcuno dirà, a cominciare da loro
stessi, che non sono mica pochi per un movimento nato su internet senza
pubblicità canoniche, per esempio la pubblicità televisiva dei telegiornali e
dei talk-show. Per me sono pochi, in un Paese alla rovina che desidera una
svolta. Che ha bisogno di una svolta. Qualcuno dirà che gli è antipatico Beppe
Grillo e per questo non prende in considerazione il movimento. Sappiate che il
movimento è autonomo anche da Beppe Grillo, che non sta simpatico neanche a me
più di tanto, soprattutto da quando ha iniziato ha parlare contro tutti indistintamente.
Condivido pienamente la stragrande maggioranza delle tesi di Grillo, che
coincidono con quelle del Movimento, e
sono certo che Grillo ha il pieno merito di aver dato l’avvio al Movimento
Cinque Stelle. Ma per il resto non credo che, quest’ultimo, sia sotto la sua
gestione, tant’è che proporrei, per questa ragione, l’esclusione dell’indirizzo
del blog di Grillo dal logo del movimento. A scanso di equivoci.
E
comunque, credo di conoscere il motivo per il quale questo movimento autonomo,
di giovani sconosciuti ma capaci , prende pochi voti. L’ho anticipato prima.
Perché cantanti, attori, musicisti, artisti, studenti, sindacati e anche gente
comune crede ancora di avere una possibilità in più se a “salire” sono quelli che conosce meglio, quelli di cui ha sempre
fatto parte. C’è anche una cospicua parte di professionisti, architetti,
avvocati, commercialisti, medici che sono certi di ritornare nei giochi. Che
non hanno interesse a rinnovare ma solo a ribaltare l’organizzazione, per
riprenderne almeno per i prossimi cinque anni le redini, e mettere da parte
qualche milione di euro per il successivo cambio palla. Questa è l’Italia,
questo è il popolo italiano. E non credo di aver scoperto l’acqua calda.