La teoria dell’ Uomo nuovo pone le proprie basi sulla
volontà di risolvere la questione delle necessità primarie dell’uomo. Di
conseguenza, il presupposto fondamentale è conoscere la risposta alla
semplicissima domanda: quali sono le necessità primarie di un uomo?
Secondo la tesi che vado illustrando, queste necessità sono tre. Innanzitutto,
si intendono necessità primarie i bisogni assoluti dell’uomo,
cioè i bisogni che, obbligatoriamente, deve soddisfare per non morire. Queste
necessità primarie che si trasformano in diritti fondamentali sono:
1) Il
diritto di avere una casa dignitosa nella quale poter vivere
2) Il
diritto di avere nutrimento, il minimo indispensabile per sfamarsi
3) Il
diritto di essere curato, in caso di malattia, da persone capaci di farlo
Essendo queste le necessità
primarie, uno Stato civile in senso assoluto, e non il finto Stato civile
sodomizzato dal capitalismo sfrenato nel quale viviamo, deve garantire questi bisogni
assoluti a chiunque, senza nessuna differenza. Uno Stato capace di
garantire queste condizioni può aggiungere a queste necessità primarie
un valore aggiunto per la società, il diritto allo studio, unica necessità
secondaria.
Si sostiene che un uomo
all’interno di una società così costituita possa vivere dignitosamente la sua
vita senza altre preoccupazioni esistenziali al di fuori di quelle che la
condizioni umana impone.
Ma, in che maniera assicurare
questi diritti? Modificando radicalmente tutta la struttura dell’attuale
società?
Secondo questa teoria, l’organizzazione
della società nella sua quasi totalità potrà rimanere quella attuale. I
meccanismi che la animano rimarranno gli stessi. Il sistema sanitario e quello
della scuola pubblica, in sostanza, già
viaggiano sulla lunghezza d’onda appena descritta, e cioè, già tentano di
garantire a chiunque sia le cure mediche che l’istruzione primaria. In questi
due casi bisogna solo migliorare in trasparenza e meritocrazia. Questione fin
troppo nota.
Il punto è, infatti, avviare un
organizzazione tale da poter garantire le altre necessità primarie rimaste, la
casa ed il nutrimento.
Lo Stato si dovrebbe
preoccupare di costituire una quantità di residenze a sufficienza per tutti e
assegnarle con un sistema molto semplice che qui di seguito tenterò di
spiegare, prima di passare al meccanismo economico.
Bisognerebbe costruire edifici
residenziali con appartamenti di diversa tipologia e metratura a seconda che
debbano ospitare una o due persone, o una famiglia di tre, quattro o cinque
persone. Quindi, per esempio, appartamenti di 35 mq per una persona, 50 mq per
due persone o 70 mq per una famiglia con
un figlio, 90 mq con due figli, 120 mq con tre figli. Un ufficio pubblico
comunale dovrebbe gestire l’assegnazione, permettendo al cittadino anche di
scegliere in quale area della città abitare, disponibilità permettendo. Per le
questioni urbanistiche e di organizzazione della città si rimanda a studi di
fattibilità e sostenibilità sull’espansione della città da sottoporre
all’attenzione di architetti validi.
Il diritto ad avere il minimo
indispensabile per nutrirsi, invece, dovrebbe essere risolto con un assegno
familiare. Per esempio, 150 € per una
persona, 250 € per un nucleo di due persone, con un massimo di 500 € per una
famiglia di quattro persone.
Tutte quelle esigenze in più e
quelle spese in più, che una persona ha o che una famiglia vuole permettersi,
devono essere sostenute autonomamente. Di conseguenza per possedere oggetti
comuni, per fare una vacanza, per comprarsi una macchina, una cucina più bella,
un motorino, una chitarra o qualsiasi altra cosa, bisognerà comunque trovarsi
un lavoro che frutti un guadagno. Lo stesso varrebbe per quelle famiglie che
desiderano un nucleo familiare più numeroso, dovranno far fronte con i loro
guadagni ad una famiglia più grande. Non assillati, però, dal pensiero delle
necessità primarie.
Esempio
pratico
Un
individuo di 21 anni decide di lasciare il proprio nucleo familiare e andare a
vivere da solo. Si reca all’ufficio di assegnazione delle unità immobiliari e
sceglie, in base alla disponibilità, un appartamento di 35 mq. Da questo
momento percepirà un assegno di 150 € mensili per il proprio nutrimento. Un
giorno decide di convivere con un’altra persona. Insieme si recano sempre allo
stesso ufficio e si fanno assegnare un’altra unità immobiliare, abbandonando le
loro rispettive dimore precedenti. Questa volta gli spetterà un appartamento di
50 mq, da scegliere laddove vogliono, considerando sempre le disponibilità
nelle varie aree della città, ed un assegno di 250 € mensili. Se un giorno
avranno dei figli si trasferiranno, allo stesso modo, in appartamenti sempre
più grandi in proporzione al nucleo familiare (max 4 persone) ricevendo un
assegno massimo di 500 € mensili. Se volessero vivere in appartamenti più
grandi o in case isolate e più lussuose, avere più figli o spendere di più per
vivere, dovranno provvedere con i propri mezzi economici.
Esattamente come oggi, ci
saranno le persone più ricche e quelle meno ricche, quelli che si
accontenteranno e quelli che non dormiranno la notte per avere sempre di più. Ma
non esisteranno i poverissimi, quelli che devono lavorare tutto il giorno per
pagare l’affitto e comprare qualcosa da mangiare. O quelli che, allo stato
attuale, pur avendo lauree con 110/e lode, non hanno uno straccio di lavoro e
vivono snervati per una vita intera tentando di sbarcare il lunario. Scomparirebbero
coloro che in questa vita saranno sempre e solo delle tristi comparse, di cui
troppo poco ce ne si occupa.
La domanda a cui tutti state
pensando è: come funzionerebbe questo meccanismo dal punto di vista economico?
Abolendo le pensioni, che non
avrebbero più senso, lo Stato con i soldi delle tasse, che rimarrebbero tali, avrebbe
una prima cassa, non trascurabile, da cui attingere. Poi, diminuendo drasticamente
le spese riguardanti lo sviluppo delle grandi infrastrutture stradali e lo
sviluppo ulteriore del sistema viario (qui ritenuto inutile perché obsoleto
come sistema di trasporto merci e da rendere meno appetibile attraverso la
diminuzione delle tariffe di trasporto aereo e di trasporto su rotaie) avrebbe
un’ulteriore fondo-cassa. Questa sarebbe ulteriormente rifornita di denaro disponibile
se si aggiungessero drastici tagli ai costi del Ministero della Difesa. Si potrebbero
poi utilizzare i soldi del canone RAI
(1,6 miliardi di euro nel 2009) invece di strapagare Giletti, Amadeus, Conti e
altri coglioni simili. Queste sono,
credo, solo alcune delle ipotesi finanziarie da perseguire, e certamente non
formulate da chi di dovere. Solo questi pochi interventi sarebbero capaci non
solo di far fronte alle necessità primarie, di cui sopra, ma anche di
sostenere le attività culturali e scientifiche.
Questo modello di sviluppo pone
la questione della dignità umana al primo posto e in secondo piano il sistema
delle banche, della borsa e del sistema speculativo che sta annientando la vita
di intere generazioni. Inoltre, riconsidera la vita come una straordinaria
avventura da affrontare nei modi più diversi e rimette al centro delle attività
umane l’interesse per la conoscenza e la scoperta. Aiuta a far comprendere che la
felicità è un fatto del tutto personale e non ci suggerisce che questa sia imprigionata
nella rincorsa al denaro. In questo modo l’uomo potrebbe scegliere di dedicarsi alla ricerca
scientifica o alla scultura o a quello che più desidera, accontentandosi dei
beni di consumo che riesce a permettersi ma dando totale sfogo al suo essere.
Sarà davvero libero. Questo modello è capace di farci intravedere le numerose possibilità che
abbiamo di vivere questa vita, senza avere l’affanno di chi sopravvive ma non vive.
P.S.: Ovviamente gli Stati
Uniti d’America non dovrebbero rispondere con un embargo economico totale, come
quello inflitto a Cuba, per tentare di dimostrare che la strada intrapresa non
è attuabile praticamente e che l’unica strada praticabile è la loro. Si, lo so,
l’America a volte è più che fascista … ridicola, volevo dire ridicola.