venerdì 25 febbraio 2011

Come un funambolo su una corda tesa


“Siate sempre capaci di sentire nel più profondo qualunque ingiustizia commessa contro chiunque in qualunque parte del mondo” E. G.

Immagine tratta da "la Repubblica"

Mi colpisce quello che sta accadendo in Libia, come quello che accade in Egitto e in qualsiasi altro paese che sta lottando per la libertà. Oggi questi paesi sono accomunati da una cosa sola, lottano per decretare la fine di una dittatura. Eppure il resto del mondo se ne accorge solo in questi momenti. Le profonde ingiustizie, le condizioni disumane in cui molti popoli sono costretti a vivere, la ferocia delle dittature che ancora oggi esistono in giro per il mondo, sono cose che mi rattristano e che mi hanno rattristato in passato ogni volta che mi ci sono soffermato con il pensiero. Sembra non esserci soluzione se guardiamo la crudeltà dell’uomo.
Tempo fa scrissi queste parole che immaginavo di ascoltare da un profeta. Ero parte della gente che ascoltava in una assoluta tristezza: 

Abbiate  paura del mondo.
Non perché non siete forti,
non perché non siete coraggiosi,
non perché non siete intelligenti,
non perché siete uomini,
non perché il cielo è scuro a volte
e a volte piove,
perché il vento è forte,
il pensiero è debole
e la volontà si nasconde dietro di voi.
Abbiate paura del mondo … perché il mondo non ha paura di voi.

Ebbi la sensazione che le cose stavano proprio così. Ma qualcosa mi turbava. Quel profeta non poteva concludere lì. La vita ha già un senso labile. E allora, quasi costretto, aggiunsi:

Abbiate paura del mondo,
ma non rinunciate mai, per questo, a essere coraggiosi,
non rinunciate a essere forti,
non rinunciate a essere intelligenti,
non rinunciate a essere liberi,
non rinunciate a essere uomini.
Non rinunciate a camminare sul ciglio del marciapiede come un funambolo su una corda tesa, come fanno i bambini.

venerdì 11 febbraio 2011

La terra e il seme

Foto di Michele Vassallo

Si dice che “la mela non cada lontano dall’albero”. Si vuole intendere che un figlio è come i genitori o comunque è poco diverso. Sono d’accordo con questo proverbio solo in parte. Direi che sicuramente la mela appartiene ad un solo albero, da cui si è staccata quando è divenuta matura, ed è caduta sul terreno sottostante l’albero. Poi, però, capire che fine abbia fatto la mela cadendo è un altro discorso. Perché la mela potrebbe essere caduta su un terreno in forte pendenza, che potrebbe averla fatta allontanare anche di parecchio. Questo perché l’albero si potrebbe trovare sul limite di un terreno oltre il quale c’è un brusco cambiamento di pendenza, un dirupo. Oltretutto, la mela potrebbe essere figlia di un fiore germogliato sull’estremità più esterna del ramo più lungo di quell’albero; oltretutto rivolto verso il dirupo. Questa mela non poteva, quindi, che cadere un po’ più lontano delle altre e proporsi tra quelle che sarebbero cadute giù lungo il dirupo. Pur essendo legata indissolubilmente al suo albero è rotolata via per la sua strada e si è allontanata parecchio; motivo per il quale il detto “la mela non cade lontano dall’albero” per questa mela non può valere.

Una domanda che bisogna certamente porsi è: come mai un albero si trova così vicino ad un dirupo ? 

La risposta potrebbe essere questa. L’albero che si trova vicino al dirupo, che ha generato la mela che è rotolata nel dirupo, è nato, a sua volta, da un seme di una mela precedentemente caduta da un altro albero. Una mela figlia di un fiore anch’esso germogliato sull’estremità più esterna del ramo più lungo, proteso anch’esso verso il dirupo. In embrione la mela portava con se la voglia di andare lontano e per questo ha cercato il dirupo. Solo che, per avere un albero, ci vuole un seme ma anche la madre terra che lo porti in grembo. 

La prima mela in ordine di tempo, nel cadere, ha trovato un terreno non troppo pendente, non troppo coraggioso, e, pur allontanandosi abbastanza dal suo albero, si è ritrovata solo vicino al dirupo. Ed è lì che è nato l’albero che ha generato la mela che cadendo su un terreno molto pendente (in sostanza avendo una madre terra molto particolare, coraggiosa e ambiziosa) si è ritrovata molto lontano dal suo  albero. Raggiungendo, così, lo scopo nascosto di due generazioni di mele, andare oltre. Lontano. Questo ci fa capire che la nostra mela è, si, caduta molto lontano dal suo albero, ma non per questo è distante da esso. In realtà è figlia di quella terra e, nella stessa maniera, anche del “sottosuolo interiore” dell’albero da cui proviene.
Solo in virtù di questo ragionamento è vero che … “la mela non cade lontano dall’albero”.

venerdì 4 febbraio 2011

La teoria utopica dell’ Uomo Nuovo

La teoria dell’ Uomo nuovo pone le proprie basi sulla volontà di risolvere la questione delle necessità primarie dell’uomo. Di conseguenza, il presupposto fondamentale è conoscere la risposta alla semplicissima domanda: quali sono le necessità primarie di un uomo? Secondo la tesi che vado illustrando, queste necessità sono tre. Innanzitutto, si intendono necessità primarie i bisogni assoluti dell’uomo, cioè i bisogni che, obbligatoriamente, deve soddisfare per non morire. Queste necessità primarie che si trasformano in diritti fondamentali sono: 

1)      Il diritto di avere una casa dignitosa nella quale poter vivere
2)     Il diritto di avere nutrimento, il minimo indispensabile per sfamarsi
3)     Il diritto di essere curato, in caso di malattia, da persone capaci di farlo

Essendo queste le necessità primarie, uno Stato civile in senso assoluto, e non il finto Stato civile sodomizzato dal capitalismo sfrenato nel quale viviamo, deve garantire questi bisogni assoluti a chiunque, senza nessuna differenza. Uno Stato capace di garantire queste condizioni può aggiungere a queste necessità primarie un valore aggiunto per la società, il diritto allo studio, unica necessità secondaria.
Si sostiene che un uomo all’interno di una società così costituita possa vivere dignitosamente la sua vita senza altre preoccupazioni esistenziali al di fuori di quelle che la condizioni umana impone.
Ma, in che maniera assicurare questi diritti? Modificando radicalmente tutta la struttura dell’attuale società?
Secondo questa teoria, l’organizzazione della società nella sua quasi totalità potrà rimanere quella attuale. I meccanismi che la animano rimarranno gli stessi. Il sistema sanitario e quello della scuola pubblica, in sostanza,  già viaggiano sulla lunghezza d’onda appena descritta, e cioè, già tentano di garantire a chiunque sia le cure mediche che l’istruzione primaria. In questi due casi bisogna solo migliorare in trasparenza e meritocrazia. Questione fin troppo nota.
Il punto è, infatti, avviare un organizzazione tale da poter garantire le altre necessità primarie rimaste, la casa ed il nutrimento.
Lo Stato si dovrebbe preoccupare di costituire una quantità di residenze a sufficienza per tutti e assegnarle con un sistema molto semplice che qui di seguito tenterò di spiegare, prima di passare al meccanismo economico.
Bisognerebbe costruire edifici residenziali con appartamenti di diversa tipologia e metratura a seconda che debbano ospitare una o due persone, o una famiglia di tre, quattro o cinque persone. Quindi, per esempio, appartamenti di 35 mq per una persona, 50 mq per due persone o 70 mq  per una famiglia con un figlio, 90 mq con due figli, 120 mq con tre figli. Un ufficio pubblico comunale dovrebbe gestire l’assegnazione, permettendo al cittadino anche di scegliere in quale area della città abitare, disponibilità permettendo. Per le questioni urbanistiche e di organizzazione della città si rimanda a studi di fattibilità e sostenibilità sull’espansione della città da sottoporre all’attenzione di architetti validi.
Il diritto ad avere il minimo indispensabile per nutrirsi, invece, dovrebbe essere risolto con un assegno familiare.  Per esempio, 150 € per una persona, 250 € per un nucleo di due persone, con un massimo di 500 € per una famiglia di quattro persone.
Tutte quelle esigenze in più e quelle spese in più, che una persona ha o che una famiglia vuole permettersi, devono essere sostenute autonomamente. Di conseguenza per possedere oggetti comuni, per fare una vacanza, per comprarsi una macchina, una cucina più bella, un motorino, una chitarra o qualsiasi altra cosa, bisognerà comunque trovarsi un lavoro che frutti un guadagno. Lo stesso varrebbe per quelle famiglie che desiderano un nucleo familiare più numeroso, dovranno far fronte con i loro guadagni ad una famiglia più grande. Non assillati, però, dal pensiero delle necessità primarie.
Esempio pratico
Un individuo di 21 anni decide di lasciare il proprio nucleo familiare e andare a vivere da solo. Si reca all’ufficio di assegnazione delle unità immobiliari e sceglie, in base alla disponibilità, un appartamento di 35 mq. Da questo momento percepirà un assegno di 150 € mensili per il proprio nutrimento. Un giorno decide di convivere con un’altra persona. Insieme si recano sempre allo stesso ufficio e si fanno assegnare un’altra unità immobiliare, abbandonando le loro rispettive dimore precedenti. Questa volta gli spetterà un appartamento di 50 mq, da scegliere laddove vogliono, considerando sempre le disponibilità nelle varie aree della città, ed un assegno di 250 € mensili. Se un giorno avranno dei figli si trasferiranno, allo stesso modo, in appartamenti sempre più grandi in proporzione al nucleo familiare (max 4 persone) ricevendo un assegno massimo di 500 € mensili. Se volessero vivere in appartamenti più grandi o in case isolate e più lussuose, avere più figli o spendere di più per vivere, dovranno provvedere con i propri mezzi economici.
Esattamente come oggi, ci saranno le persone più ricche e quelle meno ricche, quelli che si accontenteranno e quelli che non dormiranno la notte per avere sempre di più. Ma non esisteranno i poverissimi, quelli che devono lavorare tutto il giorno per pagare l’affitto e comprare qualcosa da mangiare. O quelli che, allo stato attuale, pur avendo lauree con 110/e lode, non hanno uno straccio di lavoro e vivono snervati per una vita intera tentando di sbarcare il lunario. Scomparirebbero coloro che in questa vita saranno sempre e solo delle tristi comparse, di cui troppo poco ce ne si occupa.
La domanda a cui tutti state pensando è: come funzionerebbe questo meccanismo dal punto di vista economico?
Abolendo le pensioni, che non avrebbero più senso, lo Stato con i soldi delle tasse, che rimarrebbero tali, avrebbe una prima cassa, non trascurabile, da cui attingere. Poi, diminuendo drasticamente le spese riguardanti lo sviluppo delle grandi infrastrutture stradali e lo sviluppo ulteriore del sistema viario (qui ritenuto inutile perché obsoleto come sistema di trasporto merci e da rendere meno appetibile attraverso la diminuzione delle tariffe di trasporto aereo e di trasporto su rotaie) avrebbe un’ulteriore fondo-cassa. Questa sarebbe ulteriormente rifornita di denaro disponibile se si aggiungessero drastici tagli ai costi del Ministero della Difesa. Si potrebbero poi utilizzare  i soldi del canone RAI (1,6 miliardi di euro nel 2009) invece di strapagare Giletti, Amadeus, Conti e altri coglioni simili.  Queste sono, credo, solo alcune delle ipotesi finanziarie da perseguire, e certamente non formulate da chi di dovere. Solo questi pochi interventi sarebbero capaci non solo di far fronte alle necessità primarie, di cui sopra, ma anche di sostenere le attività culturali e scientifiche.
Questo modello di sviluppo pone la questione della dignità umana al primo posto e in secondo piano il sistema delle banche, della borsa e del sistema speculativo che sta annientando la vita di intere generazioni. Inoltre, riconsidera la vita come una straordinaria avventura da affrontare nei modi più diversi e rimette al centro delle attività umane l’interesse per la conoscenza e la scoperta. Aiuta a far comprendere che la felicità è un fatto del tutto personale e non ci suggerisce che questa sia imprigionata nella rincorsa al denaro. In questo modo l’uomo  potrebbe scegliere di dedicarsi alla ricerca scientifica o alla scultura o a quello che più desidera, accontentandosi dei beni di consumo che riesce a permettersi ma dando totale sfogo al suo essere. Sarà davvero libero. Questo modello è capace di  farci intravedere le numerose possibilità che abbiamo di vivere questa vita, senza avere l’affanno di  chi sopravvive ma non vive.

P.S.: Ovviamente gli Stati Uniti d’America non dovrebbero rispondere con un embargo economico totale, come quello inflitto a Cuba, per tentare di dimostrare che la strada intrapresa non è attuabile praticamente e che l’unica strada praticabile è la loro. Si, lo so, l’America a volte è più che fascista … ridicola, volevo dire ridicola.