domenica 21 novembre 2010

La dittatura dell’ automobile

di Giancarlo Covino

Qualche tempo fa, le 14:30 circa, assisto a una scena comune dalle nostre parti. Un’automobilista sfreccia in una strada cittadina. Mi passa a poco meno di un metro, mentre attraverso la strada, pur avendomi visto da lontano. Mi considera un ostacolo da superare, qualcosa da scansare senza pensarci più di tanto. Ero solo qualcosa che gli impediva una traiettoria perfetta. Era stanco di tornare a casa così tardi, voleva solo accelerare quanto più fosse possibile, per recuperare tempo. Ne aveva perso troppo. Succede spesso.
Ho pensato che esistessero davvero delle entità che lavorano per scansarci dalle macchine, degli angeli insomma, addetti al traffico come dei vigili. I morti investiti sono pochi se contiamo il numero di idioti che gioca con le traiettorie. Sono pochi.
A questo proposito mi torna sempre in mente quello che invece mi accadde a Berna in Svizzera. Non godo a parlare dei paesi stranieri ma mi sono accorto che, in Italia,  neanche a Milano si cambia musica. A Berna ero concentrato a scattare una fotografia senza accorgermi (perché da noi non avrebbe senso) che ero proprio sull’area del marciapiede in prossimità delle strisce di attraversamento pedonale. Essendo sul ciglio della strada controllai che non arrivassero macchine o che non ci fosse pericolo. C’era solo una macchina in lontananza che arrivava. Guardo nel mirino della macchina fotografica, metto a fuoco e scatto. Mi accorgo che la macchina intanto sta arrivando e che sta decelerando. Si ferma prima delle strisce. Non stavo attraversando, ma avrei potuto decidere di farlo e siccome ero in prossimità delle strisce l’automobilista si era fermato preventivamente. Forse un caso limite di attenzione, sta di fatto che per me, che venivo da un posto dove gli automobilisti non si fermano neanche se stai attraversando sulle strisce e vivevo uno dei miei primi viaggi fuori Italia, rimase un fatto straordinario, una mentalità nuova.
Poi, a Berlino mi resi conto che sulle piste ciclabili non bisogna sostare neanche per poco e attraversandole bisogna essere decisi perché le bici sfrecciano. Loro, i Berlinesi, lo sanno tutti. Le bici a Berlino devono poter sfrecciare. Altre situazioni simili mi sono capitate a Parigi, a Pamplona, a Lisbona eccetera.
In sostanza, in Italia c’è la dittatura delle automobili, sei tu a dover stare attento a non rimetterci la pelle. In Europa (certamente non credo che sia tutto rose e fiori) c’è la dittatura del pedone e delle bici. Gli automobilisti sanno che la precedenza è del pedone e della bicicletta.
In Italia, invece, ti insegnano che cosa è l’abuso di potere e di forza fin da piccolo, ti insegnano a fare sempre uso del potere quando è nelle tue mani e ad imparare a restare zitti quando non lo è. Povera Italia.

P.s.  Barlumi di luce si vedono a Terzigno.

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