lunedì 11 aprile 2011

11 domande a ... Giovanni Multari


Da sinistra, Vincenzo Corvino e Giovanni Multari

Undici domande come gli undici giocatori di una squadra di calcio. Strutturate con un modulo calcistico, il 4-4-2. La prima domanda non viene conteggiata proprio come il portiere nel modulo di una  squadra. Perché un portiere deve stare per forza in porta, così come un uomo deve essere per forza qualcuno.
Undici domande, sempre uguali, con le quali interrogare tanti personaggi della vita di tutti i giorni, di ogni estrazione sociale, di ogni professione. Per capire se si può comprendere qualcosa in più, cominciando da ognuno di noi.

Le domande:
   - le prime quattro sulla vita, come ti difendi;
   - le seconde quattro sui sogni, la fantasia al centrocampo;
   - ed infine,  il futuro, come bisogna buttare la palla dentro.

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Giovanni Multari è un architetto, di origini calabresi, che da anni vive e lavora a Napoli.
Nel 1995 fonda con Vincenzo Corvino l’affermato studio Corvino+Multari che con il restauro del grattacielo Pirelli vince la medaglia d’oro all’architettura italiana nel 2006.

1.        Ti consideri ottimista o pessimista?
Questa è una domanda difficile, non riesco a darmi una definizione in senso assoluto. Forse per cultura, per scelta, per tradizione, per origine sono abbastanza realista e quindi questo realismo spesso mi porta ad essere ottimista in alcuni casi e pessimista in altri. Ritengo che è sempre sbagliato definirsi con delle categorie in senso assoluto. Se parliamo del momento attuale che stiamo vivendo certamente essere ottimisti è abbastanza euforico. Uno è ottimista se in questo momento è fuori dalla realtà; non è nel mondo del lavoro. Chi sta sulle cose, sta sui problemi con realismo, magari anche magico, creativo ed intelligente, si proietta verso il futuro in un sacrificio enorme che deve compiere, vede la difficoltà che vive. Questo, però, non deve demordere o far arrendere ma soltanto far  affrontare meglio le cose.

2.       Qual è la tua giornata tipo?
Non esiste una giornata tipo di Giovanni Multari. La giornata tipo può cominciare a Napoli, può cominciare a Milano, può cominciare a Cosenza, può cominciare anche in altri posti. Sono un calabrese, razza emigrante quindi destinata a partire, e questo te lo porti nel carattere, nel sangue, nelle cose. Non riuscirei a vivere nello stesso posto per molte ore o giorni di seguito, viaggiare è parte integrante della mia giornata tipo, del mio modo di essere. Per fortuna faccio un lavoro che mi fa viaggiare molto. Mi ritengo un privilegiato. Amo spostarmi, amo vedere le cose, amo  incontrare nuove persone. La mia giornata tipo è in continuo divenire.

3.       Cosa ti piace ascoltare in questo periodo?
Non è che io abbia tempo per ascoltare tanto, però magari in viaggio ascolto spesso la radio, trasmissioni di approfondimento. In particolare mi piace molto tutto il palinsesto di radio 2, che seguo con attenzione. La sera a volte ascolto la trasmissione Zapping di Aldo Forbice in cui vengono invitati giornalisti, politici, esperti ai quali gli ascoltatori radio possono rivolgere delle domande. Qualche  volta mi è capitato di intervenire e partecipare. La musica è per me molto importante. Mi piace molto in questo periodo, più che ascoltare la musica, guardare i concerti. Compro dei dvd, soprattutto quelli del Montreux Jazz Festival, che per me sono un po’ come delle pietre miliari della musica che mi piace. Mi piace molto ascoltare la musica che guardo. Un po’ perché mi piaceva andare ai concerti; cosa che faccio meno rispetto a prima.

4.       Qual’ è l’ultimo libro che hai letto o che stai leggendo?
Ha un titolo particolare, “Solo i treni hanno la strada segnata” di Gabriele Romagnoli, un giornalista di Repubblica. E’ un libro che come spesso accade  compri perché ti colpisce il titolo. E’ un titolo molto bello e penso che sia in linea con il tuo stato d’animo e con le domande che fai . La vita è bella perché è sempre molto imprevedibile e variegata. E’ una vita che non ti aspetti, è una vita che ti sorprende nel bene e nel male. Non sempre le cose che fai sono legate ad una programmazione serrata. Il treno ha dei binari e deve arrivare a ad una stazione. Il treno non può deviare percorso, l’uomo si.

5.       Che cosa faresti, potendo, domani e nei prossimi giorni?
Vorrei domani trovarmi in un cantiere per realizzare ancora un progetto importante, vivere la vita del cantiere, la vita dello studio, sentire l’affetto dei miei cari, di mia moglie e di mio figlio. Non ho sogni al di là di questo. La mia famiglia, il mio lavoro, il mio studio, il rapporto con Vincenzo e con i collaboratori, questa è la vita a cui ambisco ogni giorno.

6.       Chi ti piacerebbe incontrare?
L’ho riscoperto da grande. Non sempre le sue opere mi emozionavano quando le visitavo. Poi ho ascoltato la sua lectio magistralis a Bologna, era la prima volta che ascoltavo Renzo Piano dal vivo. Quel giorno, ero con Vincenzo, ricordo le mie lacrime ascoltando i suoi racconti. Ho capito che noi tutti lavoriamo per il quotidiano mentre qualcuno lavora per la storia ….. lavora su edifici il cui valore lo darà il tempo. Sono edifici che nascono per resistere, per essere luoghi per sempre. Tutte le opere di Renzo Piano sono così. Ho capito, pensando al Beaubourg a Parigi, allo stadio San Nicola di Bari, ai progetti che ha realizzato in America e in Asia, che sono opere per sempre. Capisci, attraverso le sue parole, che sei davanti ad una persona straordinaria. A quella lectio Magistralis disse: “molti partono da un’intuizione e arrivano a fare un progetto, io lavoro al contrario; parto da come si costruisce il progetto e poi spero di trovare un’idea”,  di trovare quello che l’idea costruttiva riesce a comunicare. Rovescia l’ordine dei fattori e il risultato cambia.
  
7.        Chi ti piacerebbe rivedere?
Mio nonno, il padre di mia madre. Era una persona alla quale sono stato molto legato, è stato un compagno, un amico una persona molto vicina, ho sofferto molto quando è venuto a mancare. Ero uno studente di architettura ed era il periodo di carnevale. Un uomo alto,  molto distinto, sempre ben vestito che ha fatto l’imprenditore con grandi sacrifici. Una persona d’un pezzo che amava la campagna e che mi ha trasmesso questo grande amore per la campagna nella casa dove spesso trascorrevamo insieme il mese di settembre. Oggi è la casa dove vivo quando posso, l’ho sistemata e continuo a fare l’orto come faceva lui. Sento il legame forte con questa persona attraverso questa casa.

8.       L’altra vita che avresti voluto vivere, qual’ è?
La vita è una, corre in fretta, va vissuta bene, non bisogna distrarsi a pensare cosa potrebbe essere. Devi stare sul pezzo, non te ne danno un’altra.

9.       Quale notizia vorresti leggere domani?
Mi farebbe piacere che ci fosse per tutti un momento di miglioramento sociale, culturale, economico. Mi farebbe piacere che l’Italia diventasse un paese degno di questi 150 anni di Unità. Vorrei leggere la notizia che l’Italia è un paese che ha un ottimo rating, non in senso economico ma culturale, sociale; che è un paese che sa dare il suo contributo ai processi europei, una paese in cui sei orgoglioso di stare.

10.   Che cosa auspichi per Napoli?
Di fondo ho una grande preoccupazione, una grande paura che il ritardo sia tale da non essere facilmente recuperabile. Superata questa paura, Napoli mi appare come un luogo straordinario che potrebbe ridare linfa all’intero paese Italia. E’ una città dove basta fare una politica mirata allo sviluppo e alla riqualificazione del suo habitat, una politica di controllo del territorio, una politica sana con obbiettivi seri, fatta da persone serie capaci di governare i processi. A Napoli non basta la volontà politica, serve la capacità politica. Spero, a quarantasette anni, di vedere un giorno Napoli come vedo oggi Barcellona.

venerdì 1 aprile 2011

Povera Italia


Canis aureus,  lo sciacallo. L'uomo è molto più cruento

In una conversazione telefonica del 6 Aprile 2009, poche ore dopo il terremoto dell’Aquila, Francesco  Maria De Vito Piscicelli, direttore dell’Impresa opere pubbliche e ambiente Spa, e suo cognato Pierfrancesco Gagliardi così dicevano:

-         Alla Ferratella occupati di ‘sta roba del terremoto perché qui bisogna partire in quarta subito, non è che c’è un terremoto al giorno.-
-         Lo so. -
-         Per carità poveracci. -
-         Vabbuò. -
-         Io stamattina ridevo alle tre e mezzo dentro il letto. -

Lui alle tre e mezza rideva, dentro il letto, e si sarà addormentato anche tutto contento ed eccitato come un bambino che il giorno dopo avrebbe scartato i regali. Per questo signore il giorno dopo e quelli a venire sarebbe stato Natale per un bel pezzo; come non essere contenti. Probabilmente, immaginava anche che  sarebbe stato ben voluto dalla gente di cui aveva appena finito di ridere perché lui avrebbe ricostruito, sarebbe stato per i sopravvissuti la speranza della ricostruzione. E questo avrebbe reso tutto più semplice, qualsiasi manovra.

In questi giorni si scopre che a Forum, trasmissione di Canale 5, in una puntata di qualche giorno fa, dietro i finti terremotati aquilani c'erano due suggeritori nascosti, pagati da Mediaset. - Il copione prevedeva una lite tra i due finti coniugi aquilani per un negozio distrutto dal sisma che occorreva rilanciare ora che "L'Aquila è ricostruita", "la vita è ricominciata"; "ci sono case con giardini e garage". Tutte cose per le quali bisogna "ringraziare il Presidente...".- Uno dei due attori è andato per un po’ a ruota libera, ha esagerato, qualche Aquilano si è risentito e “la giocata” del governo è venuta fuori.

Questo è il paese in cui vivo, questa è l’Italia, la povera Italia. Tutto è un raggiro, tutti cercano esclusivamente il proprio tornaconto senza badare a null’altro. Tutto scompare agli occhi dell’italiano che intravede un guadagno economico, anche un terremoto distruttivo con morti, feriti e famiglie distrutte. Tutto. Ed è il governo ad insegnare come si fa, sono gli amministratori tutti.

Oggi leggo che Francesco Maria De Vito Piscicelli ha tentato di togliersi la vita pochi giorni fa ma non per la vergogna di aver pensato e pronunciato quelle parole da sciacallo, quale è; “Il tutto sarebbe legato alle difficoltà economiche che l'azienda di Piscicelli sta attraversando dopo lo scandalo”. Mi chiedo … c’è qualcuno che si rende conto? 

Ho i nervi tesi, credo che questi fatti dovrebbero parlare da soli ma non è così. Lo so. Ormai lo riconosco.