Dalla pagina Facebook di Raffaele Cutillo |
Undici domande come gli undici
giocatori di una squadra di calcio. Strutturate con un modulo calcistico, il
4-4-2. La prima domanda non viene conteggiata proprio come il portiere nel
modulo di una squadra. Perché un portiere deve stare per
forza in porta, così come un uomo deve essere per forza qualcuno.
Undici domande, sempre uguali,
con le quali interrogare tanti personaggi della vita di tutti i giorni, di ogni
estrazione sociale, di ogni professione. Per capire se
si può comprendere qualcosa in più, cominciando da ognuno di noi.
Le
domande:
-le prime quattro sulla
vita, come ti difendi;
-le seconde quattro sui sogni,
la fantasia al centrocampo;
-ed infine, il futuro, come bisogna buttare la palla
dentro.
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Raffaele
Cutillo è un noto architetto. Direttore di OfCA, acronimo di
Officina Cutillo Architetti, spazio aperto alla cultura dove, tra l’altro, da
mesi si tiene la manifestazione “Luci sulla città”, ideata in sinergia con
Matteo De Simone, psicoanalista.
1.
Ti
consideri ottimista o pessimista?
Oscillo molto tra i due atteggiamenti,
mediamente sono più pessimista che ottimista.
2.
Qual è
la tua giornata tipo?
Abbastanza cadenzata e anche abbastanza
riconoscibile senza grandi alterazioni. Tutta centrata sul lavoro con pochi
spazi al tempo libero e purtroppo pochi alla famiglia, se non il fine
settimana.
Cantieri, pochi momenti di pausa, studio e a
fine serata mi dedico molto alla lettura di qualsiasi natura, sia cartacea che
virtuale.
3.
Cosa ti
piace ascoltare in questo periodo?
Ascolto sempre la stessa musica, in genere
ascolto musica classica, mi piace molto Mozart, e Bach. E quando capita non mi
dispiace ascoltare pianoforti in senso lato, Keith Jarrett.
4.
Qual’ è
l’ultimo libro che hai letto o che stai leggendo?
In questi ultimi giorni nessuno, perché preso
dall’organizzazione di “Luci sulla città”
non ho molto tempo. L’ultimo libro che ho letto è stato quello che ho presentato
alla Feltrinelli, di Cherubino
Gambardella, Architettura per definizione.
Mi piace molto di più leggere di letteratura pura più che di saggi. I
classici. Considero molte delle cose fatte negli ultimi anni delle escrescenze
rispetto alla vera natura letteraria, che risiede ancora nei volumi tra
Ottocento e Novecento. Non vedo molta evoluzione, a parte qualcuno.
5.
Che
cosa faresti, potendo, domani e nei prossimi giorni?
Con gli anni e con l’età, non ti nascondo, che
una cosa che mi prende da un po’ di tempo è la solitudine. Rincorro la
solitudine, mi piacerebbe avere a disposizione un piccolissimo spazio in una
zona isolata per continuare a riflettere. Una cosa che mi piacerebbe molto fare
è questa. Come percezione panoramica forte. La percezione visiva mi da molto,
molta carica. Molta profondità davanti a me, quindi una vista verso il mare o
le montagne, una piccola alcova dove ritirarmi. In perfetta solitudine,
portandomi con me gli affetti, ovviamente, ma fisicamente da solo.
6.
Chi ti
piacerebbe incontrare?
Spero di farlo nei prossimi giorni. Dovrei
partecipare ad un pranzo di Natale con gente povera, extracomunitari, clochard,
barboni. Mi piacerebbe incontrare una grande vitalità e sono certo di trovarla
in una di queste persone in quel giorno di Natale.
7.
Chi ti
piacerebbe rivedere?
Mio padre, … che non c’è. Per verificare quanto
io verifico con i miei figli, che sono lo specchio della mia infanzia,
dell’adolescenza. Mi piacerebbe fare il lavoro inverso con mio padre. Leggere
in lui la maturità avanzata che io sto per raggiungere. Mi piacerebbe sentirla
da lui.
8.
L’altra
vita che avresti voluto vivere, qual’ è?
Da pesce. Mi piace molto questo senso di libertà
assoluta che da il mare e anche la fluidità del movimento. Riscoprire e
ritrovare mondi e visioni diverse infimamente. Più una condizione onirica che
non fisica.
9.
Quale
notizia vorresti leggere domani?
In questo momento mi piacerebbe leggere la
notizia di un miglioramento complessivo della salute pubblica, nel senso anche economico,
produttivo. Una notizia che riguarda soprattutto la nostra terra, dove
finalmente la politica intuisce e riconosce il nostro mondo come qualità culturale,
piuttosto che in altre direzioni produttive che sono quelle solite,
industriali, di edilizia pura.
10.
Che
cosa auspichi per Caserta?
Quello che dicevo. Auspico una riconoscibilità oggettiva
degli alti e altri valori potenziali che non risiedano nel continuum legato al
commercio, al settore edilizio a quest’affanno del costruire. Mi piacerebbe,
invece, recuperare alcune identità, gli aspetti culturali, gli aspetti
paesaggistici, gli aspetti legati all’enogastronomia. A tutte quelle cose
immateriali che secondo me soggiacciono nelle potenzialità di questo luogo. Che
non vengono tirate fuori.
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