sabato 4 dicembre 2010

11 domande a … Raffaele Cutillo

Dalla pagina Facebook di Raffaele Cutillo

Undici domande come gli undici giocatori di una squadra di calcio. Strutturate con un modulo calcistico, il 4-4-2. La prima domanda non viene conteggiata proprio come il portiere nel modulo di una  squadra. Perché un portiere deve stare per forza in porta, così come un uomo deve essere per forza qualcuno.
Undici domande, sempre uguali, con le quali interrogare tanti personaggi della vita di tutti i giorni, di ogni estrazione sociale, di ogni professione. Per capire se si può comprendere qualcosa in più, cominciando da ognuno di noi.

Le domande: 
-le prime quattro sulla vita, come ti difendi;
-le seconde quattro sui sogni, la fantasia al centrocampo;
-ed infine,  il futuro, come bisogna buttare la palla dentro.


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Raffaele Cutillo è un noto architetto. Direttore di OfCA, acronimo di Officina Cutillo Architetti, spazio aperto alla cultura dove, tra l’altro, da mesi si tiene la manifestazione “Luci sulla città”, ideata in sinergia con Matteo De Simone, psicoanalista. 

1.        Ti consideri ottimista o pessimista?
Oscillo molto tra i due atteggiamenti, mediamente sono più pessimista che ottimista.

2.       Qual è la tua giornata tipo?
Abbastanza cadenzata e anche abbastanza riconoscibile senza grandi alterazioni. Tutta centrata sul lavoro con pochi spazi al tempo libero e purtroppo pochi alla famiglia, se non il fine settimana.
Cantieri, pochi momenti di pausa, studio e a fine serata mi dedico molto alla lettura di qualsiasi natura, sia cartacea che virtuale.

3.       Cosa ti piace ascoltare in questo periodo?
Ascolto sempre la stessa musica, in genere ascolto musica classica, mi piace molto Mozart, e Bach. E quando capita non mi dispiace ascoltare pianoforti in senso lato, Keith Jarrett.

4.       Qual’ è l’ultimo libro che hai letto o che stai leggendo?
In questi ultimi giorni nessuno, perché preso dall’organizzazione di “Luci sulla città” non ho molto tempo. L’ultimo libro che ho letto è stato quello che ho presentato alla Feltrinelli,  di Cherubino Gambardella, Architettura per definizione. Mi piace molto di più leggere di letteratura pura più che di saggi. I classici. Considero molte delle cose fatte negli ultimi anni delle escrescenze rispetto alla vera natura letteraria, che risiede ancora nei volumi tra Ottocento e Novecento. Non vedo molta evoluzione, a parte qualcuno.

5.       Che cosa faresti, potendo, domani e nei prossimi giorni?
Con gli anni e con l’età, non ti nascondo, che una cosa che mi prende da un po’ di tempo è la solitudine. Rincorro la solitudine, mi piacerebbe avere a disposizione un piccolissimo spazio in una zona isolata per continuare a riflettere. Una cosa che mi piacerebbe molto fare è questa. Come percezione panoramica forte. La percezione visiva mi da molto, molta carica. Molta profondità davanti a me, quindi una vista verso il mare o le montagne, una piccola alcova dove ritirarmi. In perfetta solitudine, portandomi con me gli affetti, ovviamente, ma fisicamente da solo.

6.       Chi ti piacerebbe incontrare?
Spero di farlo nei prossimi giorni. Dovrei partecipare ad un pranzo di Natale con gente povera, extracomunitari, clochard, barboni. Mi piacerebbe incontrare una grande vitalità e sono certo di trovarla in una di queste persone in quel giorno di Natale.

7.        Chi ti piacerebbe rivedere?
Mio padre, … che non c’è. Per verificare quanto io verifico con i miei figli, che sono lo specchio della mia infanzia, dell’adolescenza. Mi piacerebbe fare il lavoro inverso con mio padre. Leggere in lui la maturità avanzata che io sto per raggiungere. Mi piacerebbe sentirla da lui.

8.       L’altra vita che avresti voluto vivere, qual’ è?
Da pesce. Mi piace molto questo senso di libertà assoluta che da il mare e anche la fluidità del movimento. Riscoprire e ritrovare mondi e visioni diverse infimamente. Più una condizione onirica che non fisica.

9.       Quale notizia vorresti leggere domani?
In questo momento mi piacerebbe leggere la notizia di un miglioramento complessivo della salute pubblica, nel senso anche economico, produttivo. Una notizia che riguarda soprattutto la nostra terra, dove finalmente la politica intuisce e riconosce il nostro mondo come qualità culturale, piuttosto che in altre direzioni produttive che sono quelle solite, industriali, di edilizia pura.

10.   Che cosa auspichi per Caserta?

Quello che dicevo. Auspico una riconoscibilità oggettiva degli alti e altri valori potenziali che non risiedano nel continuum legato al commercio, al settore edilizio a quest’affanno del costruire. Mi piacerebbe, invece, recuperare alcune identità, gli aspetti culturali, gli aspetti paesaggistici, gli aspetti legati all’enogastronomia. A tutte quelle cose immateriali che secondo me soggiacciono nelle potenzialità di questo luogo. Che non vengono tirate fuori.

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