Da sinistra, Vincenzo Corvino e Giovanni Multari |
Undici domande come gli undici
giocatori di una squadra di calcio. Strutturate con un modulo calcistico, il
4-4-2. La prima domanda non viene conteggiata proprio come il portiere nel
modulo di una squadra. Perché un portiere deve stare per
forza in porta, così come un uomo deve essere per forza qualcuno.
Undici domande, sempre uguali,
con le quali interrogare tanti personaggi della vita di tutti i giorni, di ogni
estrazione sociale, di ogni professione. Per capire se si può comprendere qualcosa
in più, cominciando da ognuno di noi.
Le
domande:
- le prime quattro sulla
vita, come ti difendi;
- le seconde quattro sui sogni,
la fantasia al centrocampo;
- ed infine, il futuro, come bisogna buttare la palla
dentro.
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Giovanni
Multari è
un architetto, di origini calabresi, che da anni vive e lavora a Napoli.
Nel 1995 fonda con Vincenzo Corvino l’affermato
studio Corvino+Multari che con il restauro del grattacielo Pirelli vince la
medaglia d’oro all’architettura italiana nel 2006.
1.
Ti
consideri ottimista o pessimista?
Questa è una domanda difficile, non riesco a
darmi una definizione in senso assoluto. Forse per cultura, per scelta, per
tradizione, per origine sono abbastanza realista e quindi questo realismo
spesso mi porta ad essere ottimista in alcuni casi e pessimista in altri.
Ritengo che è sempre sbagliato definirsi con delle categorie in senso assoluto.
Se parliamo del momento attuale che stiamo vivendo certamente essere ottimisti
è abbastanza euforico. Uno è ottimista se in questo momento è fuori dalla
realtà; non è nel mondo del lavoro. Chi sta sulle cose, sta sui problemi con
realismo, magari anche magico, creativo ed intelligente, si proietta verso il
futuro in un sacrificio enorme che deve compiere, vede la difficoltà che vive.
Questo, però, non deve demordere o far arrendere ma soltanto far affrontare meglio le cose.
2.
Qual è
la tua giornata tipo?
Non esiste una giornata tipo di Giovanni
Multari. La giornata tipo può cominciare a Napoli, può cominciare a Milano, può
cominciare a Cosenza, può cominciare anche in altri posti. Sono un calabrese,
razza emigrante quindi destinata a partire, e questo te lo porti nel carattere,
nel sangue, nelle cose. Non riuscirei a vivere nello stesso posto per molte ore
o giorni di seguito, viaggiare è parte integrante della mia giornata tipo, del
mio modo di essere. Per fortuna faccio un lavoro che mi fa viaggiare molto. Mi
ritengo un privilegiato. Amo spostarmi, amo vedere le cose, amo incontrare nuove persone. La mia giornata
tipo è in continuo divenire.
3.
Cosa ti
piace ascoltare in questo periodo?
Non è che io abbia tempo per ascoltare tanto,
però magari in viaggio ascolto spesso la radio, trasmissioni di
approfondimento. In particolare mi piace molto tutto il palinsesto di radio 2,
che seguo con attenzione. La sera a volte ascolto la trasmissione Zapping di
Aldo Forbice in cui vengono invitati giornalisti, politici, esperti ai quali
gli ascoltatori radio possono rivolgere delle domande. Qualche volta mi è capitato di intervenire e
partecipare. La musica è per me molto importante. Mi piace molto in questo
periodo, più che ascoltare la musica, guardare i concerti. Compro dei dvd,
soprattutto quelli del Montreux Jazz Festival, che per me sono un po’ come
delle pietre miliari della musica che mi piace. Mi piace molto ascoltare la
musica che guardo. Un po’ perché mi piaceva andare ai concerti; cosa che faccio
meno rispetto a prima.
4.
Qual’ è
l’ultimo libro che hai letto o che stai leggendo?
Ha un titolo particolare, “Solo i treni hanno la strada segnata” di Gabriele Romagnoli, un
giornalista di Repubblica. E’ un libro che come spesso accade compri perché ti colpisce il titolo. E’ un
titolo molto bello e penso che sia in linea con il tuo stato d’animo e con le
domande che fai . La vita è bella perché è sempre molto imprevedibile e
variegata. E’ una vita che non ti aspetti, è una vita che ti sorprende nel bene
e nel male. Non sempre le cose che fai sono legate ad una programmazione
serrata. Il treno ha dei binari e deve arrivare a ad una stazione. Il treno non
può deviare percorso, l’uomo si.
5.
Che
cosa faresti, potendo, domani e nei prossimi giorni?
Vorrei domani trovarmi in un cantiere per
realizzare ancora un progetto importante, vivere la vita del cantiere, la vita
dello studio, sentire l’affetto dei miei cari, di mia moglie e di mio figlio. Non
ho sogni al di là di questo. La mia famiglia, il mio lavoro, il mio studio, il
rapporto con Vincenzo e con i collaboratori, questa è la vita a cui ambisco
ogni giorno.
6.
Chi ti
piacerebbe incontrare?
L’ho riscoperto da grande. Non sempre le sue
opere mi emozionavano quando le visitavo. Poi ho ascoltato la sua lectio
magistralis a Bologna, era la prima volta che ascoltavo Renzo Piano dal vivo.
Quel giorno, ero con Vincenzo, ricordo le mie lacrime ascoltando i suoi
racconti. Ho capito che noi tutti lavoriamo per il quotidiano mentre qualcuno
lavora per la storia ….. lavora su edifici il cui valore lo darà il tempo. Sono
edifici che nascono per resistere, per essere luoghi per sempre. Tutte le opere
di Renzo Piano sono così. Ho capito, pensando al Beaubourg a Parigi, allo
stadio San Nicola di Bari, ai progetti che ha realizzato in America e in Asia,
che sono opere per sempre. Capisci, attraverso le sue parole, che sei davanti
ad una persona straordinaria. A quella lectio Magistralis disse: “molti partono da un’intuizione e arrivano a
fare un progetto, io lavoro al contrario; parto da come si costruisce il
progetto e poi spero di trovare un’idea”,
di trovare quello che l’idea costruttiva riesce a comunicare. Rovescia
l’ordine dei fattori e il risultato cambia.
7.
Chi ti
piacerebbe rivedere?
Mio nonno, il padre di mia madre. Era una
persona alla quale sono stato molto legato, è stato un compagno, un amico una
persona molto vicina, ho sofferto molto quando è venuto a mancare. Ero uno
studente di architettura ed era il periodo di carnevale. Un uomo alto, molto distinto, sempre ben vestito che ha
fatto l’imprenditore con grandi sacrifici. Una persona d’un pezzo che amava la
campagna e che mi ha trasmesso questo grande amore per la campagna nella casa
dove spesso trascorrevamo insieme il mese di settembre. Oggi è la casa dove vivo
quando posso, l’ho sistemata e continuo a fare l’orto come faceva lui. Sento il
legame forte con questa persona attraverso questa casa.
8.
L’altra
vita che avresti voluto vivere, qual’ è?
La vita è una, corre in fretta, va vissuta bene,
non bisogna distrarsi a pensare cosa potrebbe essere. Devi stare sul pezzo, non
te ne danno un’altra.
9.
Quale
notizia vorresti leggere domani?
Mi farebbe piacere che ci fosse per tutti un
momento di miglioramento sociale, culturale, economico. Mi farebbe piacere che
l’Italia diventasse un paese degno di questi 150 anni di Unità. Vorrei leggere
la notizia che l’Italia è un paese che ha un ottimo rating, non in senso
economico ma culturale, sociale; che è un paese che sa dare il suo contributo
ai processi europei, una paese in cui sei orgoglioso di stare.
10.
Che
cosa auspichi per Napoli?
Di fondo ho una grande preoccupazione, una
grande paura che il ritardo sia tale da non essere facilmente recuperabile. Superata
questa paura, Napoli mi appare come un luogo straordinario che potrebbe ridare
linfa all’intero paese Italia. E’ una città dove basta fare una politica mirata
allo sviluppo e alla riqualificazione del suo habitat, una politica di
controllo del territorio, una politica sana con obbiettivi seri, fatta da
persone serie capaci di governare i processi. A Napoli non basta la volontà
politica, serve la capacità politica. Spero, a quarantasette anni, di vedere un
giorno Napoli come vedo oggi Barcellona.
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