Municipio di San Prisco (CE), progetto di Davide Vargas |
Undici domande come gli undici
giocatori di una squadra di calcio. Strutturate con un modulo calcistico, il
4-4-2. La prima domanda non viene conteggiata proprio come il portiere nel
modulo di una squadra. Perché un portiere deve stare per
forza in porta, così come un uomo deve essere per forza qualcuno.
Undici domande, sempre uguali,
con le quali interrogare tanti personaggi della vita di tutti i giorni, di ogni
estrazione sociale, di ogni professione. Per capire se si può comprendere qualcosa
in più, cominciando da ognuno di noi.
Le domande:
- le prime quattro sulla
vita, come ti difendi;
- le seconde quattro sui sogni,
la fantasia al centrocampo;
- ed infine, il futuro, come bisogna buttare la palla
dentro.
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Davide Vargas è un’ architetto e scrittore
che vive e lavora ad Aversa. Si contraddistingue per la sua pacatezza.
Racconti di qui è la sua prima raccolta
(tullio pironti editore).
Ci
tiene a precisare che da ragazzo giocava in porta, perché in mezzo era una schiappa.
1.
Ti
consideri ottimista o pessimista?
D’istinto direi che sono pessimista, perché
quello che vedo intorno non lascia spazio a molte speranze. Però, poi, nelle
piccole cose colgo dei segnali di ottimismo, una piccola aiuola che viene fatta
dove prima c’era cemento oppure nell’orgoglio di aver modificato un pezzetto di
città, riferendomi all’intervento del Municipio di San Prisco. Quando mi
confronto con le piccole cose e con le rare persone che producono minimi
cambiamenti penso che qualche speranza ci sia.
2.
Qual è
la tua giornata tipo?
Si svolge quasi sempre qui nello studio. Arrivo
presto la mattina e se posso ci rimango il più possibile. Tutto ruota intorno a
questo studio, che non è soltanto uno studio
d’architettura ma anche il posto dove scrivo, dove leggo. E’ una
giornata di cultura in senso lato.
3.
Cosa ti
piace ascoltare in questo periodo?
In questo periodo mi piace ascoltare molto Bruce
Springsteen. Mi sembra che sia la voce dell’America. Ho una passione per la
letteratura americana e la cultura americana in genere e Bruce Springsteen mi
sembra che sia una voce autentica. Quando ascolto le sue ballate mi sembra di
sentire i suoni delle praterie, di attraversare gli spazi infiniti.
4.
Qual’ è
l’ultimo libro che hai letto o che stai leggendo?
Ho appena cominciato a leggere Libertà,
l’ultimo libro di Jonathan Franzen. Franzen mi era piaciuto molto in Le correzioni. Mi sembra che sia la
sintesi di quell’atteggiamento della
cultura Americana di mettere le mani nelle cose fino in fondo senza
avere timori. Franzen demolisce i luoghi comuni della famiglia in una maniera
spietata. Perché demolendo si può ricostruire. Cosa che gli italiani non
riescono a fare. Poi, in questo periodo sto leggendo
anche le poesie di Bonnefoy.
5.
Che
cosa faresti, potendo, domani e nei prossimi giorni?
Potendo, scriverei in questo periodo. Ho delle
ispirazioni, delle idee però non riesco a tradurle in scrittura. Un po’ per
motivi di tempo ma soprattutto perché non sgorga. Se avessi le condizioni
scriverei, ho voglia di scrivere.
6.
Chi ti
piacerebbe incontrare?
Mi piacerebbe incontrare tutte le persone che ho
sfiorato e che magari si aspettavano una parola da me o io cercavo una parola
da loro. Persone con le quali non sono riuscito a stabilire un contatto. Però
immagino pure che questi incontri mancati siano serviti a prepararne altri, che
forse perderei. Però, il sogno di recuperare le occasioni perse ce l’ho.
7.
Chi ti
piacerebbe rivedere?
Direi le stesse persone.
8.
L’altra
vita che avresti voluto vivere, qual’ è?
C’è un parte di me che pensa ad una vita
avventurosa, fatta di viaggi, di partenze. Lontano da qui. La tentazione
dell’avventura americana, in queste grandi praterie ce l’ho. Un pò alla Kerouac.
9.
Quale
notizia vorresti leggere domani?
Così d’istinto, che l’Italia si sia liberata di
Berlusconi però capisco che il problema non è lì. Sperò, magari, che ci si
ri-innamori della qualità, della bellezza, del senso di responsabilità per
l’ambiente, per il paesaggio, per l’architettura.
10.
Che
cosa auspichi per Caserta e per Aversa?
I problemi di Caserta coincidono con quelli di
Aversa, l’incuria e il degrado sono simili. Penso che queste città abbiano necessità
di cultura, di un’educazione a riconoscere la vera natura dei bisogni, che non
sono quelli che appaiono a prima vista e che sono dettati dalla moda e dal
consumismo ma bisogni più profondi. Come dicevo prima, di qualità, di cultura, e
di solidarietà. Nello specifico Aversa avrebbe bisogno di servizi, di
marciapiedi, di alberi nei punti giusti ma in senso più ampio di riconoscere il
valore della qualità.
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