Lo spazio/studio Ofca durante la presentazione del libro |
Non so quante volte ho ripetuto
a me stesso che l’importante è -fare-.
Me l’ho ripeto per convincermi, perché è difficile comprenderlo. Per dirla in
termini cari alle riflessioni del filosofo casertano Lucio Saviani, -fare- sta diventando, per me, un limite
a cui tendere. Un limite che però non esiste. E’ difficile capire che -fare-
è come -dare- e -dare- è più di -ricevere-. Per se stessi non per gli altri. -Fare- ha un valore enorme ed intangibile come la felicità; è parte di
essa. E’ chiaro che bisogna ben -fare-
nel senso di tentare di farlo bene. Quando, però, si -fa- senza secondi fini o ponendoli, sfocati, in secondo piano, il
tentativo di fare bene è racchiuso nel -fare-, è intrinseco. Ed è questo tipo di -fare- che mi interessa.
Sono convinto che -fare- è un riempirsi senza mai essere
colmi. Perché sempre puoi -fare- e
sempre potrai -rifare-. Vivere deve
avere qualcosa in comune con il -fare-.
Credo che sia il movente di tutti i veri artisti, di tutti i creativi; sono mossi
dal -fare- così come la luna muove le
maree. E’ un impulso naturale. -Fare-
per esprimersi ed essere se stessi, davvero vivi e liberi. -Fare- come sinonimo di respirare.
Mi hanno sempre colpito gli
uomini che hanno una completa dedizione al -fare-,
qualsiasi sia il loro raggio d’azione. Quelli che non inseguono la popolarità e
continuano anche senza raggiungerla mai.
Le considerazioni sul tema del -fare- ritornano in me ogni volta che
partecipo ad una buona mostra, ad una buona conferenza o ad un bell’evento come
quello che si è tenuto nello spazio/studio di Raffaele Cutillo con la
presentazione del libro "Voci di confine" di Lucio Saviani; con la
partecipazione dell’attore Luigi Lo Cascio che ha dialogato con il filosofo e
la presenza attiva di grandi musicisti come Pietro
Condorelli e Gianni D’Argenzio. Sono, questi, momenti di un fervore feroce. E’
bello trovarsi di fronte a persone che -fanno-
all’ennesima potenza. Ed il loro -fare-
diventa un invito agli altri a -fare-
a loro volta; o almeno questo è quello che capita a me.
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